Il mio primo Passatore

Il mio primo Passatore

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100 km del PASSATORE … e sì, l’ho fatto veramente!!!!

Più di un anno fa ho iniziato ad esternare a pochi amici intimi il mio desiderio di partecipare alla 100 km del Passatore, una gara lunga, faticosa e con tanti risvolti emozionali ma la reazione era sempre la stessa: occhi sbarrati e la frase “ma tu sei matta, corri da troppo poco tempo, non puoi farcela” … come dargli torto, il desidero di diventare un’ultra-maratoneta era però troppo forte così con tanta incoscienza mi sono iscritta alla gara e all’arrivo della comunicazione del numero di pettorale, il 2204, ho iniziato ad organizzare con meticolosità il mio personale viaggio a Firenze.

Sono partita il venerdì prima della gara con mio marito e alloggiato in una casa a pochi passi dal centro della bellissima Firenze per avere la possibilità di riposare il più possibile fino all’ora della partenza.

La mattina del giorno della gara, sabato 25 maggio, con tanto di lettera di conferma, sono andata a ritirare il pettorale in viale del Fosso Macinante (Tamburello, zona Cascine), più mi avvicinavo al gazebo e più sentivo lo stomaco sotto sopra…. ricevere quel “pezzo di carta col 2204” è stata una sensazione meravigliosa!!!

Torno a casa, riposo fino all’ora di pranzo, mi preparo e via, si va verso piazza Duomo… mi tremavano le gambe, avevo paura di aver dimenticato qualcosa … non sono riuscita a parlare fino a quando, arrivata nelle vicinanze della partenza, ho incontrato tanti runners pronti per quest’avventura: chi mangiava un gelato, chi si massaggiava i piedi, chi riposava a terra sul marciapiede e chi finiva di organizzare lo zaino con tutto l’occorrente.

Nel tragitto ho incontrato il grande Giorgio Calcaterra in abbigliamento completamente nero con indosso il classico cappello a larga tesa del Passatore, alias Stefano Pelloni, il brigante dell’800 simbolo di Romagna, gli ho chiesto gentilmente una foto insieme ed un autografo che Giorgio ha apposto direttamente sul mio 2204 …mi sentivo già bene, agitata ma … felice.

Ore 14:50, ci fanno entrare in griglia, abbraccio forte mio marito con le lacrime agli occhi e gli dico “ci vediamo domani mattina a Faenza”, mi accodo agli altri; ore 15:00, si parte, inizio a correre, ho il cuore in gola, sorpasso la pedana rilevatrice del chip e … vado, il viaggio è iniziato!!!

Nella prima parte della gara sono stata vicino ad alcuni amici di altre Società Sportive che mi hanno aiutata a non pensare al lungo tragitto che mi/ci aspettava, mi dicevano “pensa solo che tra 5 km ci sarà il primo ristoro poi pensa che dopo altri 5 km ne troverai un altro” … abbiamo corso, camminato, cantato, sembrava una festa e … nonostante la fatica, perché il percorso è quasi subito in salita, sono arrivata senza difficoltà al primo cancello: Vetta le Croci (518 m slm – 16.6 km).

Iniziamo la discesa, faceva molto caldo, fortunatamente sono stata attenta a non rimanere senza scorte, ho bevuto ad ogni ristoro e fino al 20° km non ho toccato cibo, ho preso thè, Coca Cola, acqua, poi più avanti, ho iniziato a mangiare qualcosa, poco, per non appesantirmi, il giusto per non avere poi fame nel tragitto successivo; i ristori sono molto ricchi, puoi trovare pane e marmellata, pane e Nutella, piadina con mortadella, uvetta, biscotti, pane e olio, fino a trovare anche piatti di pasta al 50° km.

Piano piano arrivo a Ronta (364 m slm – 38.7 km) … la crisi: avevo dolore alla gamba, il gruppo continuava a gestire la gara alternando 1 minuto di corsa a 2 di camminata, niente, non riuscivo a stargli dietro, ero affaticata, iniziava il tratto impegnativo che porta al Passo della Colla e la salita iniziava a farsi sentire, ho avuto una crisi di pianto, non riuscivo a respirare bene e lì ho capito che forse dovevo cambiare ritmo.

Il mio amico Alessandro mi dice “conta 30 secondi di corsa e poi cammina” e così ad alta voce si contava insieme … 1, 2, 3 fino a 30, camminata e si proseguiva … si sale sempre di più, i passanti ti incoraggiano e ti dicono di non mollare, in quei momenti mi sono sentita veramente fiera di me.

Arriva il primo imprevisto purtroppo: una ragazza si sente male, cade a terra, è stanca e affaticata, cerchiamo di capire di cosa avesse bisogno e piano piano si riparte, è più lenta, rimane indietro con altri del gruppo, io proseguo sola su per la salita e stanca, esausta arrivo in cima, non ci credo ho fatto i miei primi 48 km, sono arrivata al Passo della Colla, il punto più alto del percorso a 913 m slm, sorpasso la linea del chip e trovo un grande gazebo con tantissimi volontari che mi offrono un piatto di pasta caldo, accetto volentieri vista l’ora e la stanchezza, approfitto dei bagni e poi con calma trovo un posto tranquillo per cambiare gli indumenti, ero veramente tanto sudata e iniziavo a sentire freddo, mi preparo per la notte, indosso una maglia termica, la canotta neroverde della Società ed un giacchetto antivento.

Ero pronta per affrontare la discesa successiva e qui ho fatto una scelta un po’ egoistica, stavo comunque prendendo freddo e le gambe, a stare ferma, mi facevano ancora più male ma il mio gruppo non era arrivato, era indietro almeno di 5 km, non sapevo cosa fare … se aspettare ancora o iniziare a scendere da sola, decido di andare e mi aggrego ad un altro gruppo di runners: inizio a scendere, la discesa è ripida, bisogna fare attenzione a non farsi male perché la stanchezza del Passo della Colla si sente tutta, anche qui faccio un’altra scelta per il mio bene, dopo qualche km decido  di allontanarmi dal gruppo perché non riuscivo a tenere il loro passo e così mi sono ritrovata nel pieno della notte sola, senza nessuno di mia conoscenza.

La notte è veramente buia, si sentono solo i versi di alcuni animali, ogni tanto il passaggio delle macchine e i passi di noi atleti come tanti marcianti verso un unico sogno, quel rumore non lo scorderò mai … mi ha tenuto compagnia per tante ore!!!

Non lo so dove ho trovato tutta quella forza … non solo correre per tutte quelle ore ma gestire la notte in solitaria non perdendo mai la lucidità, la lucetta che avevo portato non era nemmeno molto potente e così ho cercato di allungare il passo per raggiungere altri atleti o rallentare per aspettare chi sopraggiungeva, insomma non mi sono persa d’animo.

Proseguo in questo modo, mi fermo ad ogni ristoro ma prendo solo il necessario, un bicchiere di thè caldo e si riparte verso il prossimo ristoro, metro dopo metro, chilometro dopo chilometro, sono arrivata a Sant’Adriano (240 m slm, 70.1 km) … perdo l’equilibrio, la testa mi gira, cado nell’erba del ciglio della strada, mi rialzo … decido di camminare fino al prossimo ristoro, prendo un caffè, un po’ di thè e due biscotti.

Dopo tanto bere avevo bisogno di un bagno e così al buio mi sono diretta verso la campagna uscendo dal percorso gara … ma cosa mi ha detto la testa, potevo anche farmi male!!!

Allento la scarpa perché ho dolore e con calma riprendo a correre, noto con dispiacere alcune navette dell’organizzazione fare avanti indietro per recuperare i runners che sfortunatamente sono stati costretti a ritirarsi … in alcune occasioni è sopraggiunta l’ambulanza, ho visto purtroppo con i miei occhi atleti con le mani piene di sangue in cerca di soccorso per essere caduti nella notte.

Si sta facendo giorno, una sensazione bellissima… con tanta fatica arrivo al ristoro di Strada Casale (220 m slm –  80.1 km), decido di non fermarmi più ai ristori successivi, non ho più né sete né fame, sono stanca, ho voglia solo di arrivare a Faenza.

Durante il percorso ci sono i volontari che fanno il tifo, gli abitanti che escono dalle case per incoraggiarti, i ragazzi ai bar che ti dicono di non mollare, c’è tanta partecipazione: è una gara molto sentita e rispettata.

Arrivo con grande stanchezza a Brisighella, 88° km, sto impazzendo, la schiena mi fà troppo male, non riesco più a correre, a stare dritta, a fatica arrivo al ristoro del 90° km e prendo una pasticca per il dolore, continuo a camminare, camminare, camminare … provo a correre ma sto chiedendo veramente troppo al mio fisico, non ce la faccio, questi ultimi sono stati i km più sofferti … il percorso in questo tratto è piano e lunghissimo, non finiva mai, iniziano ad arrivare i messaggi d’incoraggiamento al telefono, non posso mollare proprio ora , resisti Federica, resisti … vedevo da lontano il cartello del 99° km, ci sono quasi … passa un mio amico e mi dice “Kikka questo lo devi per forza correre”, non ci riesco, faccio fatica, piano piano riprendo il passo, non respiro per il pianto, vedo l’arco di arrivo, tiro fuori le ultime forze e con grande orgoglio sorpasso la linea di arrivo … non ci credo, ho portato a termine il mio Primo Passatore, mi butto tra le braccia di mio marito che mi stava aspettando e rimango senza parole a piangere … poi prendo fiato e gli dico “è stato un viaggio meraviglioso”.

Il Passatore mi ha lasciato delle emozioni indelebili … ogni singolo passo, ogni singolo metro, ogni singolo chilometro, l’ho vissuto intensamente, sono rimasta meravigliata dalla forza interiore che ho avuto, non pensavo di essere così determinata, sono veramente fiera di me stessa per aver creduto e realizzato questo “piccolo-grande” sogno nel cassetto: in questi giorni riposerò un po’ dalla corsa ma … sto già pianificando la mia prossima sfida!!!!

(Federica Di Stasio)

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